Il mondo delle banche è in profonda trasformazione, uno dei primi settori e oggi tra i più impattati dalla rivoluzione digitale che ha visto sorgere nuovi soggetti. Ho avuto il privilegio di parlarne con uno dei manager italiani più rappresentativi del mondo banking, Paolo Fiorentino oggi a capo di Banca Progetto.
Il mondo delle banche è forse uno dei più tradizionali anche se è sempre stato un grande buyer di tecnologia. Non trova che questa sia una contraddizione in termini? Molto tecnologico ma molto tradizionale, sbaglio?
Le banche gestiscono miliardi di dati e la maggior parte in tempo reale; questo ha comportato grandi costi e nel contempo stratificato rendite di posizione dei grandi produttori internazionali di hardware senza di fatto incidere nell’evoluzione ma focalizzandosi sulla gestione. Il tentativo tuttora in corso di trasformare questi dati in informazioni è stata ed è parte dell’evoluzione tecnologica delle banche, condizione che ha creato i presupposti per una collaborazione non solo e non più con i vecchi monopolisti dell’hardware ma con le nuove frontiere del fintech.
Banca Progetto ha già investito e continuerà a investire nella trasformazione digitale che sta procedendo con successo e prevede nel medio termine anche la creazione di una banca conversazionale dedicata non solo ai privati ma anche alle piccole e medie imprese. La Banca quindi ha a tutti gli effetti un’anima digitale, possiamo dire che nasce come tale, ma lei come vive il digitale nella sua quotidianità?
Diciamo che, per il mio lavoro, sono sempre ‘collegato’; vivo felicemente immerso nella tecnologia, come tutti. Guidiamo la banca imparando il valore della trasformazione digitale giorno per giorno: non ci lasciamo sopraffare dalla tecnologia ma ci circondiamo di giovani nativi cercando di cogliere tutte le opportunità e facendo evolvere la banca provando anche a divertirci
La trasformazione digitale oggi pone delle sfide importanti trasversalmente a molti settori in particolare a quello bancario e Banca Progetto si sta attrezzando per la digitalizzazione di tutto il business, e quindi le chiedo: per portare un’azienda al successo, oltre a una squadra coesa e motivata, quanto è importante la capacità di strutturare e pianificare processi di crescita?
Una squadra che condivida gli stessi obiettivi è fondamentale per lavorare con passione ed arrivare ai risultati prefissati. E Banca Progetto vuole diventare un punto di riferimento per le piccole e medie imprese italiane e la clientela privata. Stiamo crescendo e i numeri lo dimostrano, grazie anche alla nostra capacità di lavorare in una logica di ecosistema con partner selezionati e di cogliere le migliori soluzioni sul mercato da proporre in modo integrato ai nostri clienti. Abbiamo iniziato la ricerca di numerose nuove figure professionali, sia millennials che di esperienza, che condividano le nostre idee e vogliano far parte di una realtà solida, dinamica e in continua evoluzione.
In cosa consiste il vostro progetto di ‘banca conversazionale’ e quando è previsto il lancio?
Banca Progetto ha attualmente due linee di business (cessione del quinto e finanziamenti alle pmi), ma siamo al lavoro per il lancio di una banca destinata a privati e small business sul modello conversazionale. Una banca basata sulla messaggistica, il cui modello può essere definito ‘conversational banking experience’ che offrirà servizi non solo di carattere strettamente finanziario ma anche personale, che offrirà ad esempio consulenze ‘a portata di chat’ per i piccoli imprenditori. Questa attività verrà lanciata nel 2020 con il supporto di un importante partner tecnologico. Abbiamo da poco inaugurato i nuovi uffici in cui si è insediato anche il team impegnato nella trasformazione digitale della banca.
Dopo le recenti vicissitudini del settore bancario che hanno minato in parte le aspettative e la fiducia della clientela e dei risparmiatori, vede ancora lunga la strada perché si ritrovi la fiducia nel sistema finanziario?
Credo che la chiave principale per riacquistare fiducia sia lavorare sulla reputazione del sistema. Il veicolo per incidere positivamente sul fattore reputazionale è antico: fare bene il proprio mestiere. Il che significa garantire anche al di là della stessa barocca architettura regolamentare un’autentica simmetria informatica tra la banca e il cliente e un livello di trasparenza che faciliti la reciproca comprensione.
Anche in questo ambito l’evoluzione tecnologica che ha già di fatto abilitato la clientela a un confronto tra diversi operatori sarà un fattore dirimente e definirà la lista, corta, dei survivors.
Vista la sua esperienza le faccio la domanda da 1 milione di dollari: come cambieranno secondo lei le aziende da qui a 10 anni?
I vincenti saranno coloro che gestendo il proprio sciovinismo sapranno cogliere il valore delle competenze specifiche fuori dal proprio perimetro e sappiano far leva su logiche di ecosistema. Un modello darwiniano con la tecnologia driver nell’evoluzione del modello di business.
Che cosa vuol dire per Banca Progetto essere un Trailblazer?
Significa essere anche sognatori senza essere spericolati, appassionati ma anche esperti degli strumenti: interpretare il passato per disegnare il futuro, metter in discussione l’ovvio e cancellare la residua polvere della golden age del sistema bancario: la competenza è sempre più aperta e le sfide vanno affrontate con coraggio e determinazione.
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