Fratelli Carli nasce a Oneglia nel 1911 con l’idea innovativa di vendere olio di alta qualità per corrispondenza. A distanza di oltre cent’anni, l’azienda continua a coniugare tradizione e innovazione. Di seguito ho provato a sintetizzare una delle tante conversazioni avute con Carlo Carli (42 anni) che rappresenta la quarta generazione alla guida dell’azienda.
1. In che momento il fiuto dell’imprenditore diventa meno importante rispetto alla capacità di strutturare e pianificare processi di crescita?
Noi siamo un’azienda familiare che se negli anni non avesse coniugato queste due caratteristiche non si sarebbe sviluppata. La figura dell’imprenditore e della sua famiglia devono sempre dare l’imprinting ma devono essere capaci di capire che quando ci si trova a operare in mercati complessi e difficili, la quota manageriale che supporta la proprietà nelle scelte di business sia strategiche, sia quotidiane diventa indispensabile. Il punto di svolta è rappresentato dalla complessità. Una volta, anche solo 30 anni fa, il fiuto o la grande intuizione potevano essere sufficienti e l’organizzazione poteva valere di meno. Oggi il mercato è più complesso e sofisticato, il fiuto dell’imprenditore è sempre indispensabile, ma la capacità di affidarsi a chi conosce a fondo determinate dinamiche ed è in grado di “mettere a terra” buone pratiche è fondamentale per lo sviluppo dell’azienda.
2. Prima Internet, poi gli smartphone e la mobilità, oggi l’Intelligenza Artificiale… come stai vivendo il digitale nella tua quotidianità?
Per questioni anagrafiche non posso ovviamente definirmi nativo digitale, ma sin da bambino ho avuto una grande passione per la tecnologia nel senso più ampio del termine. Ad esempio mi affascina discutere di cablaggio e di altri aspetti molto tecnici.
L’intelligenza artificiale? È sicuramente una rivoluzione. Come sai Einstein è uno degli elementi che ci ha portato a scegliere Salesforce. Da un punto di vista business, l’AI porterà grandi opportunità: tutto il mondo del database marketing ne potrà beneficiare moltissimo. Certo, il tema della privacy è sempre molto caldo, ognuno di noi deve valutare quanto è disponibile a rinunciare a un po’ del proprio privato per avere dei vantaggi in termini di servizi.
3. L’Intelligenza Artificiale promette di cambiare le regole del gioco. Molti analisti dicono che il saldo creazione e cancellazione di posti di lavoro è a vantaggio della creazione. Tu cosa ne pensi?
Gli analisti hanno sicuramente ragione. La mia sola preoccupazione è che, come già è successo in tutte le rivoluzioni industriali sino a oggi, la profonda trasformazione dei posti di lavoro non implichi un necessario adattamento da parte della società. Il tema delle competenze è molto difficile da interpretare in base al territorio: non tutti i luoghi sono uguali. In Liguria faccio molta fatica a trovare un esperto di digital marketing, ma ho la fila per i magazzinieri. Il tema è complesso, siamo solo all’inizio.
4. La carenza di fiducia da parte dei cittadini/consumatori sembra essere uno dei punti critici di questo particolare momento storico. Anche voi state vedendo e toccando questo problema? E come la tecnologia vi sta aiutando in questo?
Siamo dove siamo grazie alla fiducia di generazioni di consumatori. Tuttavia, chi legifera si è poco calato nelle reali necessità di questi ultimi. Vengono emanate norme in modo molto puntuale, indicando cosa le aziende possono o non possono fare con i dati dei propri clienti ma dal punto di vista dell’utente questi aspetti sono molto meno sentiti. Ci dovrebbe essere invece più informazione anche nei confronti dei consumatori. Ad esempio, credo che i miei clienti sarebbero felici di sapere che usiamo strumenti di profilazione per capire a chi di loro è meglio mandare promozioni per l’olio e a chi per il tonno. Il nostro scopo è offrire promozioni mirate e utili su quei prodotti che ciascun cliente preferisce. Al contrario, ci vorrebbe più trasparenza quando si trattano dati davvero sensibili, come quelli che riguardano la vita personale. Il 90% dei consumatori non sa cosa sia il GDPR e questo è lo specchio di quella carenza di informazioni di cui parlavamo.
5. Come cambieranno secondo te le aziende da qui a 5 anni?
Siamo sicuramente in un momento di ipercompetitività e sarà così ancora per i prossimi anni. Il tema delle risorse esiste e va messo sotto la lente. Nel mercato di oggi, per essere sempre più competitivi e bravi, bisogna avere le risorse e fare investimenti. Parlando del nostro business, il più grosso punto interrogativo che abbiamo davanti è la trasformazione epocale che è in atto per quanto riguarda l’home delivery. A livello sociale il rischio è di vedere trasformate le nostre vite, nelle città così come nelle periferie. Se tutto viene consegnato a domicilio e nessuno va più nei negozi, ci sarà una trasformazione sociale da dover gestire. Dal mio punto di vista, invece, il retail fisico ha e avrà ancora molto da dire. E noi ci stiamo investendo tantissimo.
6. Che cosa vuol dire per Fratelli Carli essere un Trailblazer?
Per noi significa intraprendere un’enorme trasformazione da molteplici punti di vista. Significa innanzitutto entrare a far parte di una community, non dover più sempre e solo fare tutto da soli, ma poter contare su altre imprese che come noi sperimentano questa trasformazione. Dalle esperienze condivise nascono vantaggi comuni.