Intervista ad Alberico Anobile, Certified Technical Architect
Abbiamo intervistato Alberico Anobile, Senior Manager presso PwC Italy e Certified Technical Architect, che ci ha parlato del suo lavoro, di competenze digitali e del significato di questo importante riconoscimento nell'ecosistema Salesforce.
Abbiamo intervistato Alberico Anobile, Senior Manager presso PwC Italy e primo Certified Technical Architect dell’ecosistema Salesforce in Italia, che ci ha parlato del suo lavoro, di competenze digitale e del significato di questo importante riconoscimento nell’ecosistema Salesforce.
Parlaci un po’ di te: di cosa ti occupi e qual è stato il percorso di studi e professionale che ti ha portato dove sei?
Mi considero prima di tutto un appassionato di tecnologia e di sviluppo software che proprio non riesce a smettere di studiare. Ho conseguito la laurea in Ingegneria Informatica nel 2004 e da allora ho sempre lavorato in questo ambito.
Oggi in PwC coordino il Salesforce Tech Team. Ci occupiamo di supportare i nostri clienti nei processi di trasformazione digitale utilizzando la tecnologia Salesforce come collante e ci rende simili a un developer group: curiosità e condivisione della conoscenza sono gli ingredienti segreti del nostro lavoro.
Cosa significa essere CTA (Certified Technical Architect) e quali sono le tappe per arrivarci?
La CTA rappresenta un riconoscimento importante e piuttosto ambito nell’ecosistema Salesforce. Prevede un percorso di formazione molto articolato e una conoscenza della piattaforma Salesforce che va dalla progettazione architetturale di alto livello fino ai dettagli relativi alle singole funzionalità.
Credo che si possa conseguire solo se si è davvero motivati e se si ha il supporto della propria famiglia (prometto solennemente di recuperare tutto il tempo che ho sottratto loro!) e di un’azienda che crede in te e decide di investire in un processo di formazione che è concreto, credibile e per cui non esistono scorciatoie.
L’esame in sé è straordinario: uno scenario ipotetico da risolvere in un tempo limitato e tre dei migliori architetti software che mettono alla prova la tua preparazione. Davvero impegnativo dal punto di vista emotivo, ma potete immaginare la soddisfazione di averlo superato!
Sei il primo in Italia, quali prospettive di carriera può aprire una certificazione del genere?
Non saprei rispondere rispetto alle prospettive di carriera perché è l’aspetto che mi interessa meno. Immagino che le possibilità siano innumerevoli ma credo sia molto più importante avere appreso così tanto durante il percorso CTA e avere avuto la possibilità di confronto con altri CTA e aspiranti tali: inglesi, australiani e americani.
Lo considero un punto di partenza, non di arrivo: adesso ho voglia di mettere alla prova, in concreto, queste nuove competenze.
Lavori per una grande società di consulenza, come vedi il tema delle competenze nel digitale dalla tua prospettiva?
Credo che la trasformazione digitale sia un processo inevitabile. Le competenze digitali sono fondamentali per poter orientare questo processo nella giusta direzione, che sia sostenibile e che porti vantaggi reali per tutti.
È importante che questo orientamento sia parte integrante del percorso formativo di ognuno e parta dai primi anni di scuola. Quando vedo i miei figli di 6 e 8 anni organizzare i loro impegni di didattica a distanza con il loro personale tablet, penso che si possa essere ottimisti.
Nelle graduatorie internazionali il nostro Paese è sempre agli ultimi posti quando si parla di digitale, cosa non funziona e cosa andrebbe cambiato dal tuo punto di vista?
Non capisco perché noi italiani, rispetto ai cittadini di altri Paesi, facciamo così fatica ad accettare il cambiamento. Non credo sia solo un tema di digitale, ma anche di diritti e temi etici.
Viviamo un periodo di grande incertezza per il futuro e forse questo ci porta a difendere irrazionalmente ciò che è consolidato e che meglio conosciamo.
Come dicevo, ritengo però che alcune trasformazioni siano avviate e irreversibili, dovremmo concentrare le nostre energie per orientarle, non per opporre resistenza.
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